Nel Settecento il tabacco era considerato un vezzo da nobili snob; un esercizio di stile concesso anche alle signore più eteree, libere di sniffare come i soldati di ventura. In questo secolo infatti la plebe fumava tabacco, mentre nobili e aristocratici sniffavano questa prelibatezza esotica, talmente popolare allora e talmente sopravvalutato che gli si attribuiva ogni sorta di virtù terapeutica.

Per sniffare il tabacco si usavano le tabacchiere, piccole opere d’arte, realizzate in porcellana  e pietre dure nel Settecento e in oro nel periodo Impero; per molti erano un amuleto, un oggetto d’arte da esibire, un pretesto per mostrare il proprio status sociale.

Orafi, pittori e maestri specializzati in porcellana hanno lavorato insieme alla creazione delle tabacchiere più preziose, che diventavano doni ambiti ed entravano a pieno titolo anche nei servizi da toilette. Quelle più preziose erano dipinte nella parte interna del coperchio con il ritratto del committente o, nel caso di un regalo, di quello del destinatario. Si può dedurre lo scopo della tabacchiera dal soggetto rappresentato: quelle da caccia per esempio avevano scene venatorie, quelle offerte in segno d’amore scene galanti. In più le scatole per le signore avevano una forma diversa da quelle maschili.

In Germania la manifattura di Meissen fu la prima a produrre tabacchiere: le più antiche risalgono al 1725, sono di forma ovale ed hanno il coperchio poco profondo; ogni dettaglio è attentamente studiato, dal meccanismo di apertura a libro ai lati leggermente incavati. Quelle realizzate dal maestro Johann Joachim Kandler erano spesso sormontate da un cane carlino che fungeva anche da impugnatura.

Sempre dalla fabbrica di Meissen escono per esempio la tabacchiera di Augusto III, elettore di Sassonia e re di Polonia, realizzata in porcellana e oro e dipinta dal Bellotto; e quella di Maria Amalia Cristina regina di Napoli e di Sicilia, dipinta con scene bucoliche ispirate al pittore Watteau.

Il più famoso orefice, ma più precisamente intagliatore di pietre dure della Germania del XVIII secolo fu Christian Neuber, che ebbe per primo l’idea di incastonare pietre dure su tabacchiere d’oro, oggi rarissime sul mercato e che hanno raggiunto quotazioni da capogiro.

In Italia il maestro della manifattura di Capodimonte, Giuseppe Gricci creò preziose tabacchiere a tema marino. Anche le manifatture di Doccia e Vezzi si dedicarono a quest’arte, e pittori come Rosalba Carriera e Bernardo Bellotto dipinsero esemplari, oggi rarissimi e costosi, nei quali rivive la luminosa trasparenza della tradizione veneziana.

In Francia furono famose le tabacchiere realizzate a Sèvres, a Saint Cloud (dai decori barocchi) e a Chantilly (dove si usava una vernice bianco latte su cui risaltava il tipico decoro a fiori rosa). In Austria si contraddistinse la manifattura di Vienna e in Inghilterra quella di Staffordshire.

All’inizio dell’Ottocento il gusto napoleonico influenzò moltissimo lo stile delle tabacchiere, adesso realizzate principalmente in oro, anche in tre colori, e arricchite spesso da smalti e pietre preziose con scene legate al neoclassicismo, alla mitologia o alle imprese del grande Empereur.