Il termine lapislazzulo ha origini molto antiche, deriva dal persiano e significa “pietra azzurra “. Si ottiene dal processo di trasformazione del calcio in marmo, il colore blu intenso è dato dalla presenza di zolfò, mentre le screziature d’oro dalla pirite.
Per millenni sarà chiamata “la pietra divina”, che simboleggia il manto stellato degli dei e per questo le vennero attribuiti poteri magici e proprietà curative. Nella cultura egizia il lapis è menzionato anche nel Libro dei Morti come potente amuleto; i Faraoni lo usarono anche per coprire la volta delle camere di sepoltura per evocare il cielo e il divino.
Nel Medioevo il lapis veniva macinato per ottenere un blu intenso nella pittura: il cielo stellato affrescato da Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova o quello della basilica di Assisi ne sono forse gli esempi più noti.
Nel Rinascimento verrà indossato da nobili e re come simbolo di discendenza ultraterrena: da qui la definizione “pietra dei re”. Il lapis parificato all’oro, anche perché costava come il metallo prezioso.